Il Distanziometro: spauracchio per l’80% (ed anche di più) degli esercizi

By | 19 Luglio , 2016

Si è detto, proprio da queste righe, quanto il Governo ritenga il “distanziometro” messo in funzione in tantissime città assolutamente “deleterio” per le attività ludiche e quanto abbia inciso sugli incassi degli operatori del gioco e sugli operatori dei casino online autorizzati aams: in realtà l’impatto del distanziometro rende illegali oltre 8 locali su 10 e questa è una gran brutta percentuale! Il discorso del distanziometro, previsto da tante leggi regionali introdotte dal 2010, ad oggi ha “mietuto” tante vittime e si spiega il motivo per cui gli addetti ai lavori lo temono e vorrebbero che la Conferenza Unificata pensasse a qualcosa per cambiare questa imposizione, seppur seguendo regole precise a cui le sale da gioco (o similari) si dovranno in futuro attenere.

Questa proporzione di 8/10 è stata fornita dal Ministero dell’Economia e Finanza al tavolo di lavoro collegato alla Conferenza e contenuta in un documento depositato agli atti dal Governo e sottoposto agli Enti Locali perché ne prendano visione e perché si rendano conto di “come” il settore del gioco è costretto a lavorare ed a ridimensionarsi. In questo documento del Ministero viene illustrato come oltre l’80% dei pubblici esercizi, dove vengono inserite le apparecchiature da intrattenimento, sarebbero delle vere e proprie “vittime” del distanziometro in vigore sui territori di competenza, con la percentuale che sale ulteriormente quasi all’85% nel caso di punti di raccolta scommesse.

Si potrebbe senza ombra di dubbio dire che le norme locali emesse abbiano una sorte di “effetto esplosivo” e per questo motivo anche è stato loro dedicato un libro, “La questione territoriale”, allo scopo di farne un ritratto degli aspetti in modo dettagliato.
Se si considerano soltanto le scuole come “ambienti sensibili”, così come viene fatto da qualsivoglia legge regionale in cui è previsto l’orribile “distanziometro”, la chiusura degli esercizi ludici sarebbe di quasi il 78% con una possibile eventuale riduzione del gettito complessivo di oltre 3,5 miliardi di euro. In quelle regioni, invece, dove la lista degli ambienti sensibili è “infinita” la percentuale di espulsione del gioco legale arriverebbe ad oltre il 90%, con il caso eclatante della Regione Puglia dove il distanziometro è di 500 metri che toccherebbe il 98% delle sale scommesse ed un’altra percentuale assai alta come l’86% dei locali che ospitano apparecchi da gioco che sono a rischio di chiusura poiché si trovano a meno di 500 metri dai “luoghi sensibili”.

Ovviamente, è una situazione, quella del “distanziometro”, da prendere “per le corna” perché sta veramente danneggiando completamente il settore, ripercuotendosi anche sul settore dei casino online autorizzati dalla legge italiana. Ma a parte questo, si rischia di far trovare attività che magari partecipano al bando di gara nelle condizioni di non poter aprire la relativa attività in quanto “impediti dal distanziometro”. È come il “gatto che si morde la cosa” e non si finirebbe veramente più di ricercare soluzioni.

L’obbligo, quindi, della Conferenza Unificata, dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali è di riflettere su tutto questo, guardare le percentuali e valutare se continuare sulla linea del “proibizionismo” oppure, invece, studiare qualcosa che renda il gioco ancora vivibile per chi lo desidera e non metterlo in mano all’illegalità che, certamente, starà facendo una sorta “di danza della pioggia” sperando che la Conferenza Unificata vada deserta e che i cervelli che vi partecipino non riescano a trovare un fronte comune sul quale confrontarsi.